foto e testo: Corona Perer
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Arte, Cultura & Spettacoli

Il Cratere Talos, ovvero la morte soave

Ruvo di Puglia: la collezione del Museo Nazionale Jatta

10 maggio 2023 - "Atlante. L'uomo che sosteneva il mondo" è la nuova mostra del Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia allestita nel Grottone" del Museo.

E' esposto, per la prima volta il cratere attribuito al Pittore di Dario, del 330 a.C., conservato presso i depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La mostra, aperta fino al 30 luglio, prende il nome dal mito che il Pittore di Dario ha dipinto sul cratere: su una parte del vaso si racconta, infatti, l’episodio in cui Atlante, il titano che regge sulle spalle la volta celeste, incontra Eracle all’interno del giardino delle Esperidi e, nella volontà di ingannare quest’ultimo, è invece proprio il gigante a cadere nel tranello dell’eroe.

L’esposizione sarà fruibile anche sabato 13 maggio in occasione della Notte Europea dei Musei, quando il «Grottone» sarà straordinariamente aperto fino alle 23.00.
Il vaso proviene da una tomba a semicamera di Ruvo di Puglia, scoperto nel 1834 e acquisito - legalmente - dal Museo di Napoli.
Vi si ammirano Eracle e Atlante nel giardino delle Esperidi, scene dialoganti con l'analogo mito raffigurato nel cratere in collezione permanente dello Jatta.

Abbiamo visitato il museo nel 2018. Pubblichiamo di seguito la nostra recensione.


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Il Cratere Talos, ovvero la morte soave
Le meraviglie della collezione del Museo Nazionale Jatta

(Ruvo di Puglia, maggio 2018 - Corona Perer) - Una rappresentazione soave della morte, non c'è che dire: Talos, ritratto in un antichissimo cratere realizzato 600 anni prima della nascita di Cristo, sta andando a morire per colpa di Medea durante la spedizione degli Argonauti,  partiti alla conquista del vello d'oro. Il magnifico vaso riporta il mitico gigante posto a guardia dell'isola di Creta (per impedire l'approdo degli stranieri), sorretto dai Dioscuri e ormai in punto di morte. E' il pezzo più importante della Museo Nazionale Jatta, una collezione di oltre 2000 reperti dell'antichità classica custoditi a Ruvo di Puglia  nel museo nazionale.

Il Cratere Talos è accanto al busto di Giovanni Jatta Senior e lo si vede fin dall'ingresso del museo benchè si trovi nell'ultima sala. 

 

E' il vaso più celebre della collezione, opera di un pittore e ceramografo dotato di grande maestria e di notevoli capacità espressive. Il Museo e la stessa città di Ruvo devono la loro fama proprio a questo vaso considerato uno dei più importanti capolavori ceramografici attici per via dell'innovazioni artistiche presenti come le ricerche coloristiche e prospettiche del V secolo a.C.

Nella stanza in cui è conservato ci sono oggetti di metallo e parti di armature. Una collezione che lascia con il fiato sospeso e mette il visitatore a cospetto dell'arte antica dal V secolo avanti Cristo al III secolo dopo Cristo. Ottocento anni a portata di mano, con tutto il fascino eterno del quale sono straordinari vettori. Ottocento anni che portano nel breve arco di un'ora di visita al rischio di una sindrome di Stedhal.

L'episodio di Talos, opera del cosiddetto pittore di Talos, è  narrato da Apollonio Rodio nelle Argonautiche, il morente è tra le braccia di Castore e Polluce.
Talos compare ormai esanime al centro della scena, assistono all'evento Medea e le divinità protettrici di Creta, Poseidone e Anfitrite, mentre gli argonauti guidati da Giasone, si apprestano a imbarcarsi sulla Nave Argo. Saranno gli Argonauti

 

Nel museo pugliese, infatti, tutto è  disposto  in solo quattro sale, al piano terra del palazzo, piene zeppe di reperti dal valore incommensurabile, collezionati ed esposti dagli eredi Jatta. Nulla è stato toccato da come Giovannino, nipote di Giovanni Jatta, dispose quelle teche e gli scaffali. Si tratta di vasellame, monili, arredi funebri, bronzi e porcellane di rara bellezza.

I reperti conservati nel museo furono raccolti dall'archeologo Giovanni Jatta nei primi anni dell'Ottocento, successivamente venne arricchita dall'omonimo nipote e venne ceduta allo Stato nel Novecento.

La scoperta fortuita nel 1820 che nel sottosuolo di Ruvo vi erano tesori di inestimabile bellezza, scatenò una vera e propria caccia al tesoro e tutta Ruvo fu messa a soqquadro non tanto con l'interesse di costituire un museo o di ricavare informazioni storicamente utili, ma con l'intento di vendere i pezzi pregiati al fine di un personale tornaconto.

Due anni dopo si verificò il boom degli scavi e anche i primi intellettuali cominciarono ad interessarsi ai reperti. I Caputi, Fenicia, Jatta, Lojodice erano le faniglie più in vista e cercarono di accaparrarsi i pezzi istituendo musei privati. Ma nessuno, ad eccezione degli Jatta, seppe conservare davvero. Il patrimonio archeologico venne venduto e disperso all'estero. Invece Giovanni Jatta, magistrato del foro di Napoli, finanziò vari scavi privati con l'intento di allargare la sua piccola collezione, per lo più composta da monete. Passione condivisa col fratello Giulio.

L'erede di questo ingente patrimonio fu il nipote Giovannino, figlio di Giulio. Ma nel testamento dello zio le ricchezze dovevano essere cedute al Re in modo da conservarle nel Museo Archeologico di Napoli. Con il re la famiglia trattò la possibilità che i reperti restassero a Ruvo a condizione di creare un museo per la collettività. Così fu. Nella terza sala, contenente oltre quattrocento pezzi, spicca il busto marmoreo di Giovanni Jatta junior al quale si deve la fondazione del Museo.

Di incredibili valore e bellezza i vasi conservati. Tra  crateri protoitalioti del quarto secolo avanti Cristo: Eracle e Cicno, la biga di Ares, Bellerofonte su Pegaso, Atena e Poseidone.  Il tutto era opera del ceramografo anonimo chiamato "pittore di Ruvo". Un terzo cratere di Licurgo riporta ben tre scene: il giardino delle Esperidi, il sacrificio ad Apollo ed Eracle contro il toro mentre un rito dionisiaco adorna il collo del vaso.

Nelle vetrine ci sono tesori di straordinaria originalità e bellezza come i "rhyta", bicchieri con forma di teste umane o animali che costringevano a bere tutto il contenuto prima di essere posati. Il tutto regala un corto-circuito emozionale ed un viaggio nel tempo, per un incontro ravvicinato del terzo tipo: con i grandi miti della storia e dell'antichità classica. Ruvo merita di essere vista, anche per questo.

Museo Nazionale Jatta

 


Autore: Corona Perer

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