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Salento: le tavole di San Giuseppe

A Minervino (Lecce) si festeggia con 13 santi

A Minervino - in Salento - la Pasqua arriva a marzo. O meglio è a San Giuseppe che ci si sente già a Pasqua: un intero paese vive ogni anno un rito collettivo fatto di amore, fede, antiche devozioni. Le famiglie del paese allestiscono infatti le tradizionali Tavole di San Giuseppe, una delle manifestazioni più antiche del Salento. E farci un salto è un'occasione per un assaggio di estate e per...tornarci d'estate.

Oltre al "papà di tutti i papà", la festa riguarda anche le tredici figure sacrali, tutte quante previste nel cerimoniale. Per questi "santi" commensali (per i quali la mensa viene allestita in piazza) si fa la pasta a mano, si cucina e si infornano prelibati dolci. E tutto diventa incontro, relazione, tradizione nel senso antico e più pieno del termine che deriva dal verbo latino "tràdere" ovvero trasmettere.

I preparativi iniziano molto prima e culminano alla vigilia del giorno di San Giuseppe: le donne già da almeno due settimane preparano gli allestimenti, cucinano pasta, pesce, dolci, e quando al tramonto entra il parroco a benedire, allora la festa è davvero cominciata.

Poi inizia il tour, di portone in portone, in un continuo via-vai di parenti, amici e forestieri che si recano ad ammirare La Tavola costata tanti sacrifici e tanto lavoro. Tutto è apparecchiato con il meglio della casa: pizzi, merletti, fiori. Le migliori stoviglie, i bicchieri per le grandi occasioni. Il tutto con grande gusto estetico e cromatico.

Sulla mensa ci sono vermicelli (in dialetto "vermiceddhri") con i ceci, pasta con miele e mollica di pane, rape bollite e cavolfiori, lampascioni, pesce fritto, stoccafisso in umido, fritti col miele, pane votivo, finocchio. La bevanda  è il vino, prodotto localmente. Il pane è rituale e quindi enormi ciambelloni dominano la mensa e non solo per abbellirla ma per cibarsene insieme.

Si entra e si esce per ammirare le tavole che di fatto sono degli altari, in cui al Santo si offre il meglio e coreograficamente  si pone cura al dialogo tra piatti e colori. Tanta cura, tanto amore stanno dietro all'avvicendarsi in cucina delle donne minervinesi.

Il rito finisce a mezzogiorno del giorno dopo, con la festa patronale, quando tutti i “Santi” (cioè le persone vicine alla famiglia) vengono chiamate a “consumare” la Tavola e si ritrovano nella casa del devoto che l'ha preparata. Pregando, tutti assaggiano le 13 pietanze preparate nei giorni precedenti.

Questa cerimonia antichissima,  che si fa risalire all'epoca medioevale quando i nobili locali offrivano dei banchetti ricchi di pietanze ai più bisognosi, ma anche per favorire il contatto con le popolazioni dei paesi limitrofi, è oggi atto di devozione nei confronti di San Giuseppe. Un rito vero e proprio con solenne processione. Con questa festa la catena dei valori prosegue, passa alle nuove generazioni, è quindi atto culturale rilevante nonchè occasione di turismo.


Autore: Corona Perer

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