
A proposito della pena di morte
di Ferdinando Camon
Leggendo “Oltre Gomorra” di Paolo Coltro con Nunzio Perrella, in ogni pagina ho incontrato camorristi che restano camorristi da liberi, da carcerati, da ergastolani, ammazzano con facilità e non si pentono mai, e mi chiedo cosa si può fare con loro. L’ergastolo a loro non basta, perché anche da dentro continuano a uccidere.
Ma la condanna a morte per questa gente non è nella mia civiltà.
C’è un’altra storia in un film, intitolato ''Il segreto dei suoi occhi": un uomo amorale e asociale stupra e uccide una donna, ma dopo la condanna (siamo in Argentina, dittatura militare) si mette a collaborare con la polizia e torna libero. Il fidanzato della vittima lo scopre, lo cattura e lo chiude in un fienile, in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini. Segregato in uno sgabuzzino per decenni, lo stupratore-assassino diventa pazzo e implora il suo custode di ucciderlo, ma con la morte quello smetterebbe di soffrire e il custode questo non lo vuole, vuole che soffra per sempre, finché respira.
Il senso è: l’ergastolo è più crudele della fucilazione. L’ergastolo basta, anzi avanza.
La soluzione non è uccidere. Ma se siamo contro la pena di morte, dobbiamo essere anche contro l'ergastolo.
Che cos’è l’ergastolo? È una morte che non ha fine.
Ferdinando Camon
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Autore: Ferdinando Camon
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