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Georg Simmel: la società non nasce da regole, ma dall'amore

Il problema è: sappiamo ancora amare? Sapremmo creare una società più giusta?

di Corona Perer - La società non nasce da regole ma per un atto d'amore. Peccato non sappia costruire amore, ma sia incline alla guerra.

Il filosofo tedesco Georg Simmel lasciò un  frammento sull'amore, rimasto incompleto e pubblicato postumo che si colloca nell'ultimo periodo di attività del pensatore, quando cioè si dedicò alla filosofia della vita.

Simmel aveva osservato che la vita nel suo fluire si cristallizza e condensa in forma specifiche: quale era la dinamica che sottostava alla spinta ad unirsi in comunità? L'amore, disse Simmel, perché l'amore è fonte di vita, è questo sentimento che crea la spinta a creare una relazione tra le persone che vanno a costituire la società.

L'argomento dell'amore si iscrive pienamente nelle tematiche care a Simmel per il quale occuparsi di amore significa andare al nocciolo delle questioni della vita dell'uomo. L'interrogativo è sempre lo stesso: come sia possibile una società e come essa si strutturi.

Parlare d'amore equivale quindi a parlare dell'azione sociale partendo dai sentimenti umani che spingono gli uni verso gli altri. L'amore è il viatico principale per l'instaurazione di relazioni, anche se può sembrare un paradosso che il sentimento che più si ritiene intimo consenta un passaggio dal piano individuale a quello collettivo.

Simmel parte da una osservazione: una sociètà nasce spontaneamente, non viene nè da leggi nè da regolamenti, è un  prodotto genuino del libero, spontaneo e per certi versi naturale sentimento che spinge ad aggregarsi, è il motore segreto della formazione della società.

Questo processo vitale risponde a impulsi determinati da simpatia e socievolezza, ma la dinamica è molto simile a quella sessuale: ci si unisce per assicurare la riproduzione sociale grazie ad un senso di appartenenza.

"Il sentimento è insito nell'uomo - scrive Simmel - l'amore è a pieno titolo una questione sociologica e la realizzazione della vita collettiva si compie proprio grazie al passaggio del piano individuale a quello sovra-individuale".

Ecco che insegnare ad individuare le spinte costitutive di una società e affrontare il tema della costruzione della socialità, partendo dall'amore, offre il vantaggio di capire come il soggetto si relaziona (e come dovrebbe relazionarsi), come si proietta verso le cose e come ''dovrebbe'' proiettarsi.

Lo si dovrebbe fare fin dalla scuola, insegnando ai giovani a ricercare le spinte che portarono all'unione cioè alla costituzione di un popolo: troverebbero che c'è sostanzialmente amore che ci muove e il desiderio di creare qualcosa uniformato a valori grandi e universali, giusti e belli.

Capirebbero anche che la relazione è superare la distanza tra due soggetti. Ma troppo spesso questo sentimento viene svalutato o relegato alla sola sfera individuale, mentre è il motore di valori universali (creare una società giusta ad esempio). C'è anche da dire che in questa società ormai c'è paura d'amare.

''L'amore è un atto psichico che non può essere smembrato in categorie, il vero agire per amore e la sua autentica manifestazione vede l'io e il tu posti uno di fronte all'altro, ed è l'io proteso verso il tu che nel tentativo di abolire la distanza, forma l'unione'' scrive Simmel.

Essere dunque soggetti distinti che si incontrano è presupposto per l'amore e il superamento della barriera tra gli individui. E quando questo accade Simmel parla di "miracolo'': io e tu si strutturano in rapporti sociali. Diventano ad esempio famiglia.

Ecco perchè il sociologo berlinese ritiene l'amore essenzialmente un problema sociologico: perché trasforma l'individuo e quindi trasforma la società.

Simmel aveva attentamente osservato come l'amore trasformi sia l'oggetto del sentimento, sia colui il quale prova tale sentimento: l'amore fa apparire tutto sotto una luce diversa, plasma chi ama e le cose amate, grazie ad una forza vitale che spinge il soggetto verso l'interazione costruttiva.

Il soggetto che ama gode della sua massima libertà, è creativo e aperto. Lo slittamento dalla categoria del particolare a quella del generale cioè alla società, secondo valori condivisi, costituisce la fondazione etica della società moderna, che solo dopo questa spinta generativa si stuttura e si dota di leggi e regolamenti. Razionalizza cioè... l'impeto.

La domanda che sorge oggi è la seguente: è possibile creare società dove l'amore per l'altro sono la regola?
E qui ci si ferma, sospesi nel dubbio.
Sospesi davanti al mistero o al baratro di ciò che invece vediamo accadere.
Eppure, non era forse questa la società che ci aveva chiesto di costruire un uomo che si chiamava Salvatore?
Non era forse questo il mondo che ci proponeva Cristo?

 

corona perer
marzo 2022


Autore: Corona Perer

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