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Afghanistan, il buco nero

Fuga da Kabul, Biden rivendica che la sua scelta sia giusta

"La nostra missione in Afghanistan non è mai stata pensata per costruire una nazione". Così ieri Joe Biden.

Scopriamo oggi che le motivazioni (proprio queste!) che giustificarono l'intervento nel 2001 non erano quelle di costruire diritti. Parlando alla nazione dalla Casa Bianca sull'Afghanistan Joe Biden  ha rivendicato la sua decisione di ritirare le truppe dall' Afghanistan, sostenendo di aver fatto "l'interesse nazionale"  e che gli americani "non possono più combattere per altri paesi'', e che se necessario "gli Usa condurranno azioni antiterroristiche in Afghanistan".

Il fallimento conclamato della guerra iniziata all'indomani dell'11 settembre per sconfiggere il terrorismo, è andato in onda in diretta ieri sera nelle tv di tutto il mondo. Intanto il caos era totale in tutto l'Afghanistan dove i talebani senza difficoltà hanno ripreso il potere (domanda dove stava l'esercito nazionale che gli Usa dovevano addestrare?).

"Le immagini che provengono in questi giorni dall’Afghanistan ricordano quelle di 25 anni fa, quando per la prima volta i talebani entrarono nella capitale Kabul - dichiara Amnesty International in una nota. "La popolazione afgana teme che l’orrore si ripeta: le donne e le ragazze, gli appartenenti alle minoranze etniche e religiose, i difensori dei diritti umani e tante altre persone sono in pericolo. Se non si interverrà in loro favore, la loro vita potrà cambiare in peggio per sempre.

''Il governo italiano deve fare tutto il possibile per aiutare le persone in fuga dai talebani e quelle che sono già fuggite da un paese nel quale, da almeno dieci anni, il numero delle vittime civili ha sempre superato quello dell’anno precedente. Chiediamo al governo italiano di fare la sua parte affinché le persone che vogliono lasciare l’Afghanistan possano farlo in condizioni di incolumità e sicurezza e che alle afgane e agli afgani in procinto di entrare in Italia dalla “rotta balcanica” sia offerta la massima assistenza''. (Amnesty International)

Nel paese l'allarme per i diritti violati e la rinascita della cultura talebana non è nè di ieri, nè di un anno fa quando al potere degli Usa c'era Trump. Già nel 2018 gli stati membri del Consiglio Onu avevano strigliato il governo nazionale al potere in Afghanistan: deve fare ancora molto per onorare i suoi impegni rispetto al diritto internazionale dei diritti umani.

“Il processo di pace in corso deve assicurare il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle vittime di crimini di diritto internazionale e di altre gravi violazioni dei diritti umani”, aveva dichiarato Samira Hamidi, che si occupa di Asia meridionale in Amnesty International.

Nei primi nove mesi del 2018, secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, 2798 civili erano stati uccisi e altri 5252 feriti a causa di attacchi dei gruppi armati ma anche di attacchi aerei del governo e delle forze internazionali.

Nonostante il numero delle vittime civili avesse raggiunto livelli record, gli stati europei (soprattutto la Germania!) proseguivano i rimpatri forzati di cittadini afghani, in violazione del principio di non-respingimento, ponendo queste persone a rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani.

Proprio ora la Merkel si dice affranta. "Abbiamo sbagliato tutti" (> leggi qui) mentre il primo ministro britannico Boris Johnson chiede un incontro virtuale dei leader del G7 per discutere della situazione in Afghanistan. Londra detiene la presidenza di turno del G7.

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