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Amnesty: sulla guerra va... in altalena

I rapporti su Ucraina e Russia danno un colpo al cerchio e uno alla botte

7 settembre 2022 - «Anche la guerra ha delle regole e i civili vanno sempre protetti». Sui diritti umani in Ucraina, Noury (portvoce di Amnesty) sembrava avere le idee molto chiare. Era l'11 agosto a seguito della polemica destata da una rapporto del 4 agosto in cui Amnesty International accusava l'esercito ucraino di aver stabilito basi militari in scuole e ospedali e di aver lanciato attacchi da aree popolate, una tattica che violava l'operazione umanitaria internazionale mettendo a rischio la popolazione.

Apriti cielo: Zelensky se ne accorge e critica il testo dell'ONG che pone "sullo stesso piano vittima e aggressore". E chiede nientemeno che una revisione. Ma occorre fare un passo indietro.

Il 26 luglio Amnesty International batteva la notizia di 92 soldati ucraini incriminati per “crimini contro l’umanità” (la riportiamo qui sotto). Questo in violazione del diritto a un giusto processo. Per tale motivo le autorità di Mosca avevano avviato oltre 1300 indagini nei confronti di oltre 400 persone di nazionalità ucraina. Almeno 220 queste erano sospettate di “crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità” e 92 soldati ucraini erano stati già formalmente incriminati.  

Poi appunto arriva il 4 agosto e Amnesty lancia un comunicato dal titolo ''la condotta di guerra delle forze ucraine mette in pericolo la popolazione civile'' con interviste e approfondimenti. Un rapporto dettagliato che documentava gli attacchi lanciati dei centri abitati verso le regioni del Donbass da parte Ucraina, l'uso di ospedali e scuole come basi militari.

La cosa non passa inosservata e Volodymyr Zelensky condanna il rapporto che accusa Kiev di aver messo in pericolo la vita dei civili nella guerra con la Russia: vuole sia rivisto.

La replica di Amnesty: "Conclusioni fondate dopo un'indagine di ben quattro mesi. L'unico obiettivo delle nostre azioni è di tutelare la popolazione dai crimini di guerra. Senza diritti vince il modello Erdogan''.

Il 26 agosto Amnesty International batte un'altra notizia: processi farsa russi contro i prigionieri di guerra  definiti illegali e inaccettabili secondo Amnesty International. Giusto un mese dopo la  notizia dell'incriminazione dei 92 soldati ucraini per crimini contro l'umanità con dichiarazione di Denis Krivoshreev, vicedirettore delle ricerche di Amnesty International sull’Europa orientale e sull’Asia centrale.

Ed ora l'ultimo strillo (data 7 settembre 2022) : le attività militari della Russia la centrale di Zaporizhzhia mettono in pericolo la sicurezza nella regione, secondo Amnesty, che non fa nessun riferimento al fatto che vi siano prove inconfutabili di combattimenti da parte delle truppe ucraine verso la centrale.

La nota è centrata sulla relazione dell'agenzia internazionale per l'energia atomica Aiea  dopo la visita dei suoi ispettori all'impianto nucleare. In essa si afferma che occupando le zone limitrofe alla centrale, i russi stanno mettendo in pericolo il personale e la popolazione circostante. E' forse l'intervento riparatore alla nota del 4 agosto, in cui erano gli ucraini secondo Amnesty e la sua indagine di 4 mesi a  mettere a rischio i loro concittadini?

La nota odierna argomenta che con la loro condotta i russi aumentano i rischi di una catastrofe nucleare nella regione, e riferisce di danni fisici alle strutture causati dalle attività militari nelle vicinanze senza tuttavia spiegare che a questi combattimenti partecipano attivamente anche le forze ucraine. Poi un passaggio:

"Fonti locali hanno riferito ad Amnesty che danni sono stati causati da colpi di mortaio partiti dalle zone dell'Ucraina occupata dalle forze rosse con l'obiettivo di incolpare l'esercito Ucraina. Amnesty International non è in grado di confermare queste cose ma è preoccupata".

Come dire: così si dice, narrant, dicunt. E allora la regola aurea vale anche per Amnesty: se una notizia non è confermata perché darla?

7 settembre 2022

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Ucraina-Russia: violato il giusto processo

La Russia incrimina 92 soldati ucraini per ''crimini contro l’umanità''

Roma, 26 luglio 2022 -  La notizia arriva da Amnesty International: la  Russia incrimina 92 soldati ucraini per “crimini contro l’umanità” in violazione del diritto a un giusto processo  

Secondo quanto riferito alla stampa governativa da Alexander Bastrykin, capo del Comitato per le indagini della Russia, le autorità di Mosca hanno avviato oltre 1300 indagini nei confronti di oltre 400 persone di nazionalità ucraina. Almeno 220 queste sarebbero sospettate di “crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità” e 92 soldati ucraini sarebbero stati già formalmente incriminati.  

Questa notizia fa seguito alla condanna a morte, emessa all'inizio di giugno da un “tribunale” separatista del Donetsk occupato dalla Russia, di due cittadini britannici e di un cittadino marocchino catturati in Ucraina.  

“Mandando a processo 92 soldati ucraini attraverso procedure prive di trasparenza e basate sulla disinformazione, le autorità russe stanno ancora evidenziando il loro profondo disprezzo per il diritto internazionale umanitario e per il diritto a un giusto processo, sancito dal diritto internazionale”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.  

“Le Convenzioni di Ginevra dicono chiaramente che i prigionieri di guerra, compresi i membri delle forze armate, sono protetti dai procedimenti penali riguardanti la loro partecipazione alle ostilità. Se le accuse riguardano presunti crimini contro l’umanità, devono esserci sufficienti prove a loro sostegno. Le autorità russe, al contrario, non hanno reso nota alcuna prova e, al contrario, hanno prodotto disinformazione sostenendo ad esempio che la distruzione del teatro di Mariupol fosse da imputare alle forze ucraine quando invece è evidente che si è trattato di un deliberato attacco russo contro un edificio civile”, ha aggiunto Krivosheev.  

“Se le autorità russe processeranno prigionieri di guerra con tali accuse, violeranno la Terza Convenzione di Ginevra. Privare volutamente un prigioniero di guerra del diritto a un giusto processo costituisce un crimine di guerra. Le autorità russe devono processare prigionieri di guerra solo in caso di prove autentiche e ammissibili di crimini di guerra o di crimini contro l’umanità e anche in quel caso devono rispettare il diritto a un giusto processo”, ha concluso Krivosheev.  

A sua volta l’Ucraina sta portando avanti indagini su decine di migliaia di crimini di guerra attribuiti a soldati russi. In almeno un caso, la velocità con cui a maggio è stato condannato Vadim Shishimarin, un soldato russo di 21 anni, per aver ucciso un civile ucraino di 62 anni nei primi giorni della guerra, ha sollevato dubbi sull’equità delle procedure seguite.  

 

 

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