Nella foto Signetti e Pugno (a destra)
Nella foto Signetti e Pugno (a destra)
Scienza, Ambiente & Salute

Nanomeccanica e grafene

L'aerografite e lo studio di Stefano Signetti (Università di Trento)

Potremmo chiamarli i ''ragazzi del grafene'' gli studiosi dell'università di Trento (nella foto) che già nel 2017 - quando venne aperta questa pagina - definivano il ''grafene'' utile in medicina, nelle tecnologie aero-spaziali, per bici elettriche e sistemi di purificazione dell’aria.

Del grafene e della sua presenza nei vaccini, al tempo non si parlava. Anche della sua pericolosità, che è solo storia recente. Della materia, gli studiosi affermavano nel loro studio quanto segue:

''...è nera, superelastica, idrorepellente, è un ottimo conduttore di elettricità, ma soprattutto è il materiale più leggero mai inventato al mondo''. All'università di Trento era Nicola Pugno con Stefano Signetti, a coordinare lo studio del gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica. Signetti ha condotto in particolare la parte numerica dello studio che  è stato portato avanti in stretta collaborazione con i ricercatori delle università di Kiel, Amburgo (proprio quelli che hanno inventato questo materiale) e dell’Università della Lettonia.

Il comunicato ufficiale spiegava che lo studio dell’Università di Trento ha riguardato principalmente la modellazione analitica e numerica della nanomeccanica dei singoli tetrapodi, che compongono l’aerografite ed è stata finanziata principalmente da European Commission under the Graphene Flagship, il progetto di ricerca della Commissione Europea (programma Horizon 2020) che coinvolge complessivamente oltre 150 studiosi da 23 Paesi, con un finanziamento di un miliardo di euro.

Un comunicato informò la stampa che l’aerografite, nata nel 2012 nei laboratori di ricerca delle università di Kiel e di Amburgo, partendo da una base di grafene, è persino più leggera dell'aria e 75 volte più del polistirolo. Ma alla sua leggerezza si accompagna la virtù della "resistenza". Il campo di ricerca si chiama: nanomeccanica dei tetrapodi, i “mattoni” che costituiscono l’aerografite, grazie a un mix di esperimenti nanoscopici, modellazione analitica e simulazioni numeriche.

''Questo materiale è in grado di rivoluzionare molti settori e avere molte appicazioni pratiche''.  Esempio: negli accumulatori di energia ultraleggeri per automobili o e-bike, nei dispositivi mobili, nei componenti biocompatibili per applicazioni mediche, nei filtri per la purificazione di aria, oli o acqua da impurità e inquinanti e persino in schiume adatte a proteggere i veicoli spaziali dall’impatto da micrometeoroidi. ''E per questo ultimo aspetto, particolarmente interessata è l'Agenzia Spaziale Italiana'' si leggeva.

 

''Molto rimane ancora da conoscere su questo materiale e il mondo della ricerca scommette sulla concreta possibilità di migliorarne ulteriormente le prestazioni'' proseguiva il comunicato. "Quel che è certo è che la sua struttura ad alta porosità permette di creare armature durature nel tempo, leggere e resistenti. Il segreto va ricercato nell’intreccio di tubi di carbonio (siamo però su scala di nano-ingegneria) di cui l’aerografite è composta''.

N.B.
pagina creata il 27/05/2017
aggiornata il 2/9/2024

 


Autore: Segreteria di Redazione

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