foto_Paolo_Riolzi._Archivio_MUSE
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Scienza, Ambiente & Salute

MUSE, la città della scienza

Odissea nel futuro - Dal 21 settembre al 10 novembre 2024

Odissea nel futuro, Fantascienza e realtà: due universi paralleli o convergenti? Il nuovo progetto del MUSE parte il 20 settembre 2024 alle 18.

L’universo artistico e letterario della fantascienza ha descritto molti futuri possibili – utopici o distopici – sorprendendoci spesso con intuizioni che hanno trovato riscontro nella realtà. Artiste/i e autrici/ori hanno immaginato mondi lontani nello spazio e nel tempo, reinterpretando spesso eventi passati e offrendo nuove chiavi di lettura del presente.

Il progetto espositivo nello spazio Agorà “Odissea nel futuro”, visitabile dal 21 settembre, invita a esplorare i temi della fantascienza attraverso romanzi, film, fumetti, videogiochi, opere artistiche e multimediali e a riflettere sulle possibili evoluzioni della nostra società. Con un apparato testuale, iconografico, multimediale e di oggetti, "Odissea nel futuro” si concentra su alcuni temi della fantascienza – arte, natura, società, tecnologia – per immaginare le tante e disparate strade possibili che il mondo sta prendendo.

“Il nuovo tema che viene presentato in MUSE Agorà”, spiega Patrizia Famà, direttrice dell’Ufficio Programmi per il pubblico “si pone come obiettivo la creazione di uno spazio di dialogo nel quale, attraverso il racconto di autrici e autori, l’incontro con esperte/i e una rappresentazione anche iconografica e multimediale per la fruizione autonoma, si possa portare all’attenzione del pubblico come la realtà e l’immaginario siano interdipendenti. “Odissea nel futuro” si racconta attorno a quattro macro-temi principali e con una selezione di romanzi, fumetti, film, serie TV, videogiochi: ciascuna delle opere presenti mostra nuove chiavi di lettura, consultabili dal pubblico”.

I temi trattati

Tecnologia: molte opere di fantascienza hanno provato a immaginare futuri in cui scienza e tecnologia sono progredite a tal punto da garantire un progresso in settori come l’industria, i trasporti, la medicina, l’economia e il vivere quotidiano. In questa sezione immaginiamo la tecnologia del futuro che potrà migliorare il benessere del presente, con un occhio attento a un tema oggi molto attuale, l’intelligenza artificiale, resa mediante un’installazione interattiva.

Società: la fantascienza è uno strumento sociologico molto potente. Soprattutto nel corso del Novecento (ma già nel secolo precedente) ha provato a ipotizzare delle società riorganizzate secondo canoni scientifici, che hanno portato a descrivere talvolta utopie, cioè mondi “perfetti” o più spesso distopie, ovvero civiltà sotto governi totalitari e autocratici. Il mondo contemporaneo è ben diverso da quello antico e ipotizzare come cambieranno in futuro il lavoro, le relazioni sociali, i ruoli dei cittadini è un problema molto attuale per la sociologia.  

Natura: nel confronto tra società e tecnologia, essere umano e macchina, non si deve trascurare quello che è il rapporto con l’ambiente, i cui ritmi sono ben diversi. La fantascienza ha immaginato mondi in cui l’umanità ha annientato la natura per i propri interessi, altre volte in cui la natura è dominante, ponendo l’accento su come stia cambiando nella società contemporanea il nostro rapporto con essa.

Arte: pittura, architettura, musica e altre forme d’arte sono sempre state un indicatore dello stato di una civiltà evidenziando temi e argomenti di discussione al pari della letteratura. L’immaginario della fantascienza ha riconosciuto all’arte un ruolo centrale in molti futuri possibili.

Il percorso espositivo

“Le quattro macro-aree, spiegano i curatori del progetto Robert Burli, Christian Lavarian e Luca Scoz,  sono presentate ciascuna attraverso testi, immagini, oggetti e multimedia che ne introducono le tematiche attraverso una breve descrizione. In ognuna sono presenti delle opere provenienti dalla collezione Archivio Arte Contemporanea di Stefano Giovanazzi, accompagnate da video di famosi film di fantascienza e immagini di futuri generati dall’intelligenza artificiale. A fianco dell’installazione centrale il grande ledwall trasmette una timeline che mette a confronto numerose opere di fantascienza con i futuri che esse hanno descritto. Durante l’apertura della mostra avremo una fitta agenda di appuntamenti a tema per il pubblico e le scuole, con figure del mondo della letteratura, scienza, educazione e museologia”.  

Tra gli highlight della mostra, un sistema “futuristico” per generare ossigeno dalle alghe, uno dei primi “costumi” della fantascienza da un’opera italiana del 1930 e un divertente gioco con l’intelligenza artificiale, per scoprire se ...sei un umano oppure un androide.

 

 

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dagli ARCHIVI DI SENTIRE

MUSE UN CASO TRA LE POLITICHE MUSEALI
di Corona Perer

(2015) E' certamente un caso di politica museale felice e riuscita. Nei primi due anni di attività aveva già staccato oltre 1 milione di biglietti. Il MUSE disegnato da Renzo Piano, conferma la grande capacità attrattiva del museo e delle sue proposte cultura. Ma è la ricaduta scientifica sulla comunità che va valutata: il MUSE è fra le grandi istituzioni culturali italiane come gli Uffizi a Firenze, Palazzo Pitti e Castel Sant’Angelo.

Direttore, avete una straordinaria dotazione per la ricerca, su cosa investirete?
Da qualche anno la nostra tradizione di ricercatori si è fortemente rafforzata nel campo della biodiversità, dell'idrobiologia, lavoriamo sugli antichi insediamenti umani così come ci occupiamo di geologia e stratigrafia, lavoriamo in botanica. C'è un progetto molto importante, il Nastec, che proseguirà. Vogliamo creare una banca dei semi selezionati e delle specie erbacee con le tecniche di riproduzione per salvaguardare le specie tipiche e caratteristiche in ambito alpino ai fini della qualificazione ed il ripristino ambientale. Poi molto importante per noi approfondire gli studi sui cambiamenti climatici, lo stiamo facendo ormai da molto tempo.

Il tutto con personale interno?
Certamente. Tra l'altro i nostri ricercatori hanno l'obbligo di dimostrare la qualità del loro lavoro con pubblicazioni scientifiche, partecipano a convegni internazionali e questa conoscenza di prima mano ci permette di fare didattica e formazione. I ricercatori sono i consulenti dei nostri educatori e delle guide cioè di coloro che poi "comunicano" la scienza al visitatore. Senza ricerca scientifica questo museo perderebbe senso perciò con i fondi stanziati che peraltro confermano la dotazione finanziaria  che ci è sempre stata riconosciuta, proseguiremo nel lavoro. Il Muse gestisce tra l'altro l'area di documentazione geologica che ci è stata affidata dalla Fondazione Dolomiti Unesco.

E come costi cosa significa oggi il MUSE rispetto alla sua prima vita di Museo Tridentino di Scienze Naturali?
Guardi, posso dirle in assoluta tranquillità che non c'è uno scarto rilevante tra quello che costavamo prima e adesso. In proporzione costiamo quello che abbiamo dichiarato di costare nel 2003. Certo, il differenziale è dato dal maggior numero di personale distribuito nelle sale, ma il territorio in termini complessivi ne ricava molto di più e posso dire che ci ha solo guadagnato: in crescita occupazionale, entrate da ticket, indotto economico. Se poi si considera che Muse significa un network di 9 musei disseminati sul territorio, si capisce la mole gestionale in capo a questo museo.

Immagino lei sia contento di vedere le code e le attese per un parcheggio...
A dire il vero a volte mi sento più che altro imbarazzato. Certo fa piacere che il museo sia percepito dai turisti come il complemento alla propria vacanza, mi piace che sia vissuto come esperienza divertente dalle famiglie, oppure occasione di studio da parte delle molte scolaresche. Spiace tuttavia delle lunghe ore di coda.  Mi piace che persino gli anziani vengano a visitarci perché vuol dire che si è sviluppata una significativa attrattiva inter-generazionale, ma allo stesso tempo ci riteniamo un museo per i trentini, un museo “civico”, nel quale la comunità si riflette. Vogliamo quindi continuare ad essere anche un centro culturale di interesse locale ,vengono da qui le recenti scelte di realizzare mostre che attingono dalla creatività e dalla vivacità culturale del Trentino.

Direttore, a suo avviso c'è ancora qualcosa che non è stato detto di questo museo celebrato dai media e premiato dal pubblico?
Sì, spesso si sosta soprattutto sulla qualità dello spazio espositivo, che nel nostro caso appare ovviamente prevalente all'occhio esterno grazie al lavoro di Renzo Piano. Ma i musei scientifici, in realtà, non sono solo spazi espositivi, sono anche importanti luoghi di ricerca. Mentre il museo artistico storicizza, conserva e "mostra", musei come il nostro si basano  soprattutto sui progetti e sulla capacità di ricerca che sanno esprimere. Questo museo è sempre stato un luogo di riferimento per la società sia austriaca, prima della Grande Guerra,  sia successivamente italiana, per individuare strumenti utili anche alla gestione naturalistica del territorio. Lo ha poi potuto fare ancora meglio con l'Autonomia, accrescendo la sua dotazione di ricercatori, interpretando la necessità di dotarsi di strumenti di conoscenza e ricerca per la tutela e la protezione del suo territorio.

(C.Perer)
giugno 2015

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