Scienza, Ambiente & Salute

Trentino: studio sulle predazioni del lupo

''Lupus in stabula'' è il progetto coordinato dal MUSE

In provincia di Trento, tra il 2013 e il 2022, si sono verificate 576 predazioni da lupo su domestico, con un totale di 2.256 capi coinvolti (inclusi i capi morti, feriti e dispersi). Le predazioni documentate seguono la tendenza di espansione della popolazione di lupi sul territorio, aumentando nel corso degli anni sia nel numero che nelle aree interessate dalle predazioni. Il maggior numero di attacchi avviene nel mese di agosto e durante le ore notturne.

Complessivamente, il bestiame presente in alpeggio ogni anno ammonta a circa 72.687 capi, perlopiù costituito da ovicaprini (63,5%), bovini (31%) ed equini (2,4%). In media il bestiame predato dal lupo ogni anno si aggira intorno allo 0,6% del bestiame complessivo monticato (0,8 per ovicaprini ed equini, 0,1 per i bovini). Ne consegue che ovicaprini ed equini (asini in particolare) rappresentano le tipologie di bestiame maggiormente selezionate dal lupo e quindi più vulnerabili.

foto: Asini sorvegliati da un cane da guardiania durante il pascolo diurno (G. Bombieri)

 

I bovini invece, salvo contesti particolari come ad esempio quello della Lessinia, rappresentano la categoria meno selezionata in relazione alla disponibilità in alpeggio, di cui i giovani sotto i 15 mesi costituiscono la classe d’età più a rischio. L' 81% delle predazioni è avvenuto in assenza di opere di prevenzione funzionanti a protezione dei capi predati.

Le aree a maggior impatto in questo ultimo triennio sono state Lessinia, Baldo, Bondone e Primiero. Per quanto riguarda le malghe, sono 13 quelle maggiormente colpite dal lupo nell’ultimo triennio. In particolare, 4 malghe hanno subito un impatto di tipo cronico (almeno un evento di predazione in ognuno dei tre anni), mentre 9 malghe hanno subito predazioni di tipo massivo (almeno 10 capi morti per evento di predazione).

 “Lupus in stabula” è il progetto in corso. Coordinato dal MUSE - Museo delle Scienze in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, e finanziato dalla Fondazione Cassa Rurale di Trento,  ha studiato il conflitto tra attività umane e lupo sul territorio provinciale. Studiare le dinamiche di predazione del lupo sul bestiame domestico in provincia di Trento con approccio scientifico aiuta a capire il fenomeno: l’andamento negli anni, la distribuzione spaziale, il rapporto con le misure di prevenzione, i fattori gestionali che possono aumentare il rischio di predazione. Il primo prodotto del progetto è una relazione tecnico-scientifica.

“A distanza di dieci anni dal ritorno stabile della specie sul territorio trentino – spiega la ricercatrice del MUSE Giulia Bombieri che coordina il progetto – questo tipo di analisi è fondamentale non solo per fornire una fotografia aggiornata della problematica, ma anche e soprattutto per comprenderne le dinamiche e i fattori di rischio, e valutare l’efficacia delle misure di prevenzione”.

foto: Cane da guardiania a protezione di alcune pecore all'interno di una recinzione (G. Bombieri)

Lo studio fornisce  una panoramica descrittiva delle opere di prevenzione erogate dalla Provincia autonoma di Trento e delle malghe presenti sul territorio provinciale. Sono 578 le malghe censite in provincia, di cui il 65% ospita prevalentemente bovini, il 26% ovicaprini, il 4% bestiame misto e il 3% equini. Il 36% delle malghe censite è dotato di almeno un’opera di prevenzione a protezione del bestiame dai grandi carnivori (lupo e orso). Si tratta di opere utilizzate prevalentemente per la stabulazione notturna del bestiame (86%), in particolare reti mobili elettrificate (81%). In 41 malghe è inoltre presente almeno un cane da guardiania, nella maggior parte dei casi in combinazione con qualche tipo di recinzione.

Dalle analisi svolte emerge un quadro complesso, in cui l’impatto del lupo può essere di tipo diverso (cronico o massivo) e risulta concentrato presso alcune aree e in particolare alcune malghe che presentano caratteristiche diverse tra loro sia dal punto di vista gestionale sia relativamente alla presenza del lupo.

Il MUSE ha già lavorato attorno al lupo chiedendosi anche come l'animale “ragiona”, quali sono i codici con cui la sua mente legge la realtà e cosa prova quando viaggia tra boschi e crinali oppure mentre riposa nella tranquillità di una prateria all’alba. Ne è venuta una mostra allestita a novembre 2022 dal MUSE di Trento“Nella mente del lupo”,  costruita su suggestioni visuali e sonore, realizzata all'interno del Progetto LIFE WolfAlps EU di cui il MUSE è partner  per indagare la complessa e nuova coesistenza fra persone e lupi sulle Alpi. E capire le strategie che l'animale adotta per attraversare una strada, predare, esplorare un paese di notte o fuggire da un aggressivo cane da guardiania, posto alla protezione del bestiame.

Quanti sono i lupi in Trentino? La popoazione è stimabile in 120-140 esemplari, sempre considerando che molti di essi gravitano, per parte del loro tempo, oltre i confini provinciali.

 

 

foto: Gabriele Cristiani

 

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