Scienza, Ambiente & Salute

Pianeta Cervello: orientarsi, ricordare, riconoscere

Le ricerche del Cimec - Centro Mente Cervello

Le ricerche del Cimec - Centro Mente Cervello hanno portato in questi anni ad importanti acquisizioni sul ''pianeta Cervello'': abbiamo in testa una sorta di Gps, sappiamo in 2 secondi orientarci tra passato e presente.

Orientarsi, ricordare, riconoscere: il cervello è un oggetto complesso, composto da 100 miliardi di neuroni per un chilogrammo e mezzo di peso, capace di immagazzinare una quantità di informazioni che non ha eguali.  Con il suo patrimonio di conoscenze ed esperienze, interagendo costantemente con l’ambiente fisico e sociale, il cervello guida il comportamento, le scelte individuali e collettive, crea strumenti sempre più raffinati di comunicazione e interazione, indirizzando linee di sviluppo, scelte politiche, economiche ed industriali.

Lavora e "naviga" tra le informazioni della ''sua'' rete: che ci si muova o si pensi, il cervello usa le stesse aree. Il riscontro sperimentale viene dalla ricerca di un gruppo del CIMeC Centro interdipartimentale mente/cervello che ha condotto un esperimento nei laboratori di Neuroimmagini funzionali del Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento.

Il team di ricerca ha chiesto a un gruppo di partecipanti di imparare a riconoscere e nominare delle categorie di nuovi oggetti, mai visti prima, diversi tra di loro per la combinazione di due caratteristiche, grandezza e frequenza di suono prodotto, costruendo così un nuovo spazio concettuale a due dimensioni.

Presentando in sequenza le diverse parole e i diversi oggetti appresi e misurando l’attività neurale attraverso la risonanza magnetica funzionale si è scoperto che le stesse aree cerebrali coinvolte nella navigazione nello spazio si attivano anche durante l’elaborazione dei nuovi concetti. In particolare, queste aree individuano le caratteristiche necessarie (direzione e distanza) per ricostruire fedelmente il "percorso" effettuato dal pensiero nel passare da un concetto all'altro.

Manuela Piazza e Simone Viganò, rispettivamente professoressa e ricercatore post-Doc del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento, spiegano che il cervello umano ricicla gli stessi codici neurali ottimizzati durante la sua lunga storia evolutiva per navigare nello spazio fisico, per organizzare, sotto forma di mappe concettuali spaziali, le proprie memorie, e navigare, letteralmente, nello spazio delle idee.

«Per orientarci efficacemente nello spazio – chiariscono – dobbiamo ricordarci dove si trovano oggetti e punti di riferimento, quanto distano tra di loro, e in quale direzione dobbiamo spostarci per raggiungerli. Questa capacità si basa sul funzionamento di alcune cellule cerebrali (neuroni, localizzate nella regione ippocampale e nella corteccia mediale prefrontale), che si attivano quando ci troviamo in specifiche posizioni o ci muoviamo in determinate direzioni come una sorte di “GPS del cervello”. Questo stesso GPS ci aiuta anche ad organizzare memorie complesse e concetti».

Al Cimec il professor David Melcher, aveva invece analizzato come distinguiamo il passato dal presente: ebbene lo facciamo dai 2 ai 3 secondi.

L’esperienza dello spazio e del tempo rimane uno dei grandi misteri delle scienze cognitive. La nostra esperienza del tempo è divisa tra presente, passato e futuro. Ma cosa rende il presente diverso da passato e futuro? E quanto “dura” il presente? ''All'uomo bastano dai 2 ai 3 secondi per distinguere passato e futuro. E' questa la finestra temporale'' afferma il  professor David Melcher.

 

Emblematico ciò che accade durante la visione di un film. In questa situazione, i soggetti, pur non muovendosi in prima persona, assistono a narrazioni che evolvono. I ricercatori hanno mostrato in modo casuale ai soggetti delle sequenze di video privati di audio e decomposti in intervalli di durata diversa, da poche centinaia di millisecondi fino a molti secondi per studiare il flusso di coscienza è l’esistenza di un presente soggettivo: hanno stimato che dura all’incirca dai due ai tre secondi.

E intanto uno studio condotto fra Stati Uniti e Germania, con il coordinamento dell’Università di Bonn e del Centro tedesco per lo studio delle malattie neurodegenerative (Dzne), in collaborazione con le università californiane di Palo Alto e Los Angeles, è riuscito ad individuare l’ “archivista della memoria”, un meccanismo costantemente attivo nel cervello, che consente di gestire e ordinare i ricordi, così che possiamo richiamarli e immagazzinarli ogni volta che serve. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neuron, e potrà essere utile per capire le cause, a livello cellulare, di gravi forme di demenza come l’Alzheimer.

 

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Gallery

Commenti (0)

Articoli correlati