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Fermo, città da scoprire

Marche, bellezza infinita

Fermo stupisce: per la sua verticalità, per il suo vastissimo centro storico pieno di vicoli, per la sua storia, per la nobiltà racchiusa nella storia delle sue famiglie, per le sue antiche vestigia. Ed anche per essere stata punto di partenza di una storia destinata a cambiare i destini politici del Nord Italia per molti secoli.



Nacque qui Galeazzo Maria Sforza, figlio primogenito di Francesco Sforza al tempo Signore di Fermo e di Bianca Maria Visconti. Della rocca dov'era la residenza della famiglia Sforza  non restano segni evidenti. Ma si sa che proprio qui, a Fermo, venne educato con i migliori precettori. Quando con colpo di mano il padre vinse sull'Aurea Repubblica Ambrosiana, Galeazzo Maria fu insignito del titolo di conte di Pavia e per fargli prendere confidenza con gli affari di Stato, venne inviato nel Ducato di Milano. La prima ambasciata del giovane Sforza fu quella ferrarese: aveva soltanto 8 anni. A 22 era al potere, lontano dalla natia Fermo che per molti secoli fu crocevia di mille interessi e brame.

Fermo svolge fin dall'antichità un ruolo non secondario. E' colonia romana nel 264 a.C., ma da almeno due secoli prima sono popolazioni pre-esistenti del piceno ad insediarsi, attirate dalla grande quantità d'acqua che scorre nelle sue viscere. Costruita sul cucuzzolo più alto da dove si dominava a vista d'occhio sia il mare che l'entroterrà ha nella posizione strategia la sua fortuna. Il paesaggio che circonda Fermo è dolcissimo: le quinte naturali sono date da un lato dal Mare Adriatico, dall'altro dal paesaggio collinare che arriva verso i "monti azzurri" di leopardiana memoria: i monti Sibillini.

 

Sembra piccola vista da sotto, arroccata sul colle del Girfalco a 320 metri di altitudine, il punto più alto che consentiva una vista a 360 gradi. Chi la dominava si guardava dal mare, ovvero dai lontani lidi della odierna Croazia, si guardava dallo stato pontificio che non nascose mai le sue voglie di conquista. Si guardava anche dalle regione contermini e amministrava un bene importantissimo e strategico: l'acqua grazie alle cisterne costruite dai Romani che ancora oggi si possono visitare.

Nelle viscere Fermo conserva un patrimonio stupefacente: nel suo sottosuolo (tutto ricavato da un enorme ammasso di tufo) c'è un complesso idraulico composto dalle Cisterne Romane di epoca augustea. Sono  le più grandi costruite dai Romani per estensione in metri quadri (le altre si trovano ad Istanbul, ma queste sono le meglio conservate). La visita è una tappa obbligata.

 

Furono costruite proprio per far fronte alla grande immigrazioni di coloni, richiamati qui proprio dalla risorsa idrica che veniva accumulata in 30 vasche, su un'area totale di 2200 metri quadri. L'acqua piovana entrava per caduta dal cielo o dalle falde e attraverso tubi di derivazione (ancora visibili!) veniva distribuita alle fontane. Freschissime e asciutte, le cisterne sono un patrimonio di storia ingegneristica stupefacente.

Città verticale, dal centro storico vastissimo, piena di vicoli, salite e discese tra case e palazzi e viuzze strette, Fermo è un dedalo di vie dove si affacciano chiese sconsacrate adibite a contenitori per mostre (è il caso della Chiesa di San Filippo), palazzi nobiliari  e nobili cortili. All'Oratorio di Santa Monica, bisogna visitare un ciclo di affreschi tardo gotici tra i più apprezzati delle Marche che si pensa siano stati realizzati a più mani da una scuola di artisti forse venuti dalla vicina Camerino.

Annesso al Regno Longobardo, il borgo divenne un libero comune nel 1199, e solo successivamente fu inglobato nei possedimenti dello Stato Pontificio. Già prima della peste del 1200 si contavano 15.000 fuochi ovvero famiglie e per il coefficiente di natalità del tempo questo voleva dire almeno 70.000 abitanti. Ora di residenti ne fa 40.000.

 

La vocazione di Fermo è quella di una  città di cultura. Nel suo impianto urbano rinascimentale, che è intatto, c'è un punto nodale: Piazza del Popolo, tra le più belle delle Marche, con un loggiato da poco restaurato e il palazzo Comunale a fare da quinta. Su questa piazza si affacciano la Biblioteca ricca di un patrimonio librario antico e storico ed  il Palazzo dei Priori sede della Pinacoteca con la galleria dei Ritratti che annovera le tele di 9 cardinali e di 21 uomini illustri del tempo, tavole tardogotiche, e la famosa “Adorazione dei Pastori” di Rubens.  E' in questo palazzo la secentesca Sala del Mappamondo uno dei tesori di cui i fermani possono menar vanto. Il Sindaco attuale conta di aprirla entro l'anno e intanto procede nei restauri per sanare le ferite riportate dal sisma delle Marche. Un terremoto che se non ha determinato crolli, ha però causato lesioni interne che vanno risolte.

Arricchiscono l'offerta museale cittadina, la splendida Cattedrale dalla facciata romanico-gotica che all'interno è però....settecentesca. Eccettuato l'ingresso, il trapasso storico costringe ad un salto dal pieno 1200 al pieno 1700. Il Museo Diocesano, annesso alla chiesa madre, annovera tra i suoi tesori la casula in tessitura moresca di Thomas Beckett, datata 1116, oltre ad arredi sacri e paramenti.

Tra le curiosità di Fermo anche i Musei Scientifici, dove è allestito l'unico museo artico d'Italia, intitolato all'esploratore polare Silvio Zavatti; in una sala c'è anche il meteorite caduto sulla città di Fermo nel 1996, ritenuto dal C.N.R. di grande importanza.

Ma non è tutto: a Fermo bisogna vedere anche il settecentesco Teatro Comunale dell'Aquila, tra i più belli e più grandi delle Marche dove hanno cantato molte star della lirica tra cui Gigli e la Tebaldi. Per edificarlo ci vollero 10 anni tra 1780 e il 1790. Nel 1791 era già inaugurato con fondali storici e soffitto affrescato. Questa è la casa di prestigiose stagioni di  lirica, sinfonica, prosa, secondo una tradizione plurisecolare che ha visto i iù grandi nomi del panorama internazionale calcare il palcoscenico.

 

 

Da assaporare anche la gastronomia: si inizia di solito con le olive ascolane (qui hanno sapore e leggerezza inimitabili) per proseguire con le ricette tipiche a base di cinghiale. Consigliamo di andare sul sicuro: da Beppe dell'Enoteca Bar A Vino in piazza del Popolo. Plurirecensita e raccomandata perchè qui si mangia davvero bene e su un pulpito di grande charme: il loggiato rinascimentale  che domina la piazza.

Per dormire consigliamo un incontro ravvicinato con la storia in un palazzo che ha seguito tutte le fasi della storia cittadina: Palazzo Romani Adami a fianco della Prefettura nel centralissimo Corso Cavour. Talmente bello, talmente nobile che diventa un viaggio nel viaggio dentro la raffinata accoglienza marchigiana di una storica famiglia.

E come se non bastasse a soli sette chilometri c'è il mare verso il quale digradano le colline del fermano, a luglio ricoperte dell'oro dei girasoli. Mentre nell'entroterra agriturismi e B&B offrono possibilità per una vacanza in un'area che si apre al vicino Parco dei Monti Sibillini da raggiungere da una campagna che brilla come il sole e che sarebbe piaciuta anche a Van Gogh.
Nel periodo dei girasoli in fiore ...è semplicemente magnifica.

Corona Perer

 


Autore: Corona Perer

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