
Hieronymus Bosch. L'artista e il Diavolo
Un saggio di Massimo Centini (ed. Diarkos) racconta la fortuna di questo grande pittore olandese
La fortuna di questo grande pittore olandese, non è venuta mai meno. Jheronimus Bosch è un enigma; infiniti critici sì sono spericolati nel decifrarne la "scrittura". Il mondo narrato dal magico pennello di Bosch fa tremare le vene dei polsi, ci terrorizza e solo la sua vena crudamente ironica può sospendere l'angoscia del cuore.
Ci sono opere di Bosch che da sole meriterebbero un libro, tanto sono vaste e piene di suggestioni.
Massimo Centini compiendo un poderoso lavoro di ricerca, ci consegna invece un libro su una delle personalità più complesse della storia dell'arte: Hieronymus Bosch, L'artista e il Diavolo (Ed. Diarkos).
Il lavoro del prof. Centini assomiglia al percorso di un uomo che si addentra nella foresta e deve farsi largo tra le fronde, liberando il sentiero anzitutto dai cliché che hanno ingabbiato la visione dell'artista per secoli: il pittore demoniaco, adepto di Satana alla ricerca di risposte terrene ma intrappolato lui per primo nei suoi gironi bestiali. O magari preda di allucinazioni come conseguenza di un dolorosissimo fuoco di Sant'Antonio?
Centini spiega che Hieronymus Bosch fu uno spirito profondamente calato nella realtà del suo tempo, dentro un' epoca che non era certo più facile della nostra. "Era un tempo travolto dalla lotta contro l'eresia, dalla stregoneria, dalle epidemie, con il clero attratto dal languore del potere terreno", scrive lo studioso.
Oggi non vi è ancora un'interpretazione univoca in grado di definire con precisione cosa l'artista intendesse descrivere con il suo linguaggio multiforme che brulicava di misteriosi esseri, creature che hanno affascinato gli uomini di ogni epoca.
Le opere di Bosch in realtà non sono molte, spiega Centini. Sono circa una ventina molte di più le copie che già in vita e subito dopo la sua morte circolavano tra i mercanti d'arte e che oggi impegnano gli studiosi in controverse attribuzioni. Sono opere ricche di dettagli, fantasticherie, persino dissacrante umorismo.

Ad osservarle emerge la mano di un uomo tormentato, che tolse o freni all' immaginazione e all' inconscio, una sorta di tubo di scappamento da una vita tutt'altro che scatenata: fece infatti vita ritirata, amministrando le finanze della moglie benestante.
Col pennello in mano dava però corpo ai misteri del soprannaturale, alle leggi della putrefazione naturale, ad un sottobosco di esseri e sottoesseri a tratti inquietanti che anticipano il '900. Amato, adorato da schiere di artisti, trovò eco nell'arte dei Surrealisti che lo avevano eletto a loro emblema ed assunto quale nume tutelare.
Affiliato a qualche setta demoniaca, adepto di congreghe religiose ispirate alla rinascita di una perduta innocenza o pervaso da perversioni erotiche? Non lo sapremo mai. Bosch per noi è ancora un mistero sul quale merita continuare a tentare di far luce. Lo studio di Centini va in questa direzione.

Il grande successo incontrato, sia tra il grosso pubblico che tra gli storici dell'arte ha dovuto fare i conti con la confusione creata intorno alle opere originali per colpa di una schiera sconfinata di emulatori e plagiatori.
Massimo Centini cita gli studi di Wilhelm Fraenger, storico dell'arte tedesco del Novecento, che ha visto i tratti esoterici dell'opera di Bosch puntando l'attenzione sul presunto legame di Bosch con il movimento eretico dei Fratelli del libero spirito.
Ma Centini si guarda dall'usare questa lente di ingrandimento per leggere l'estetica di Bosch. "Se accettiamo anche solo per un attimo di prendere in considerazione il possibile coinvolgimento di Bosch in sette eretiche o addirittura sataniche, il progetto interpretativo sfugge di mano, scollandosi da premesse filologiche sempre necessarie nell'impresa analitica di un artista".
Perciò benché ricostruire la vicenda umana e artistica di Hieronymus Bosch sia compito tutt'altro che facile, il saggio edito da Diarkos conduce al profilo di un artista dalla personalità straordinariamente complessa.

Poche le informazioni sulla sua vita, viaggi, contatti con altri artisti. L' incertezza alimenta il velo di mistero, ma stando a Centini non fu quell'artista "maledetto" di cui si parlava già nel Medioevo,sempre che ai tempi di Bosch esistesse il concetto di "artista maledetto", così come è stato tracciato dalla retorica romantica. La sua vita appare normale, tranquilla eppure al suo tempo fu ritenuto un fabbricante di demoni. ''Ma è troppo facile liquidare così la questione" scrive Centini. Figlio di un’epoca segnata da guerre e fanatismi, Bosch ha trasformato la fragilità del suo tempo in un teatro di visioni febbrili e labirinti di simboli, in cui purezza e peccato si confondono e aprono varchi sull’abisso dell’animo umano.
''Quello che crediamo di sapere di lui è solo una parte del grande mistero da cui è avvolto questo straordinario artista che, a cinque secoli di distanza, resta più contemporaneo che mai'' afferma Centini al quale abbiamo chiesto di dirci qualcosa di più su senso ultimo che oteva avere la sua opera.
Professore, come va collocata l'arte di Bosch nel panorama e nella società del 500: atto di pura libertà creativa? O atto di dissacrazione?
L’arte di Bosch si pone, nella società del periodo, come una risposta originalissima alle ansie e inquietudini che scaturivano dalla situazione storica generale, letta attraverso l’ottica di una religione che vedeva sgretolare i capisaldi del teocentrismo affermatosi in epoca medievale.
Questo saggio in ogni pagina cerca di fuggire dalla gabbia che ha definito il pittore un maledetto o peggio satanico. Chi ha raccolto la sua lezione nei secoli posteriori?
La scelta di allontanarsi dagli stereotipi che caratterizzano Bosch è un po’ la dominante del libro: ciò per evitare di ricadere in luoghi comuni. Detto questo è evidente che l’artista ha guardato senza pregiudizi al male e, credo, senza comunque condividerne le prospettive. La sua opera ha suggerito spunti all’arte fiamminga coeva, soprattutto dopo la sua morte, attraverso continuatori ed emulatori. La lezione di Bosch – che aveva nella miniatura una sua radice profonda – è stata raccolta non tanto come tecnica, ma soprattutto sul piano poetico, giungendo, per qualche aspetto, fino ai surrealisti.
Lei scrive: troppo facile ritenerlo un fabbricante di demoni. C'è anche una fantasia piena di allegria in alcuni dettagli. Cosa ne pensa?
Credo che dietro alla maschera indossata da numerose delle sue figure vi sia una buona dose di ironia che, agli occhi dell’uomo di oggi, in qualche caso può far sorridere. Forse sta proprio nella gianiforme espressività di Bosch, contesa tra il mostruoso e il suo opposto, la sua forza e l’attrazione che ancora oggi avvertiamo.

''Hieronymus Bosch. L’artista e il Diavolo'' muove dunque tra mistero, biografia, arte. La ricerca di Massimo Centini, già docente di Antropologia culturale e ha insegnato Storia della criminologia ai corsi organizzati dal Mua (Movimento universitario altoatesino) di Bolzano, diventa ''indagine'', un vero e proprio viaggio all’interno di un’arte in cui allegoria e simbolo danno sostanza a un tessuto pittorico bello e mostruoso, nel quale purezza e peccato si stringono in un magma che prova a adularci, invitandoci a percorrere itinerari sui quali non sempre è facile scindere il bene dal male.
L'autore del saggio che attualmente insegna alla Fondazione Università Popolare di Torino ed ha indagato nei suoi saggi Storia dell’Inquisizione, la Storia della criminologia e dei metodi investigativi, Caravaggio (altro artista ''maledetto''), approda a questa conclusione: Bosch ha riversato nelle sue opere un dolore e una tragedia che non sembrerebbero averne però travolto la vita, quella di buon cattolico, agiato, pittore di bottega.
Nel suo tempo tra crepuscolo del Medioevo e alba della Modernità, travolto dalle guerre civili e di religione, Bosch esprime soprattutto le ombre dell’universo in cui ha vissuto, documentandolo con lo stridore prodotto dal contrasto tra la ricerca di un linguaggio artistico assolutamente originale e le cupe contingenze della società del XV secolo.
Lo ha fatto con dipinti in cui vi è un brulicante universo di mostruosità, soggetti e ambienti che hanno fatto spendere fiumi di inchiostro per sorreggere correlazioni con satanismo, alchimia, magia nera ed eresia.
Con una certezza: l'artista resta un enigma.
(C.Perer)
24 ottobre 2025
''E' assodato che nello spirito degli uomini che vivevano nelle lande nordiche pre-riforma, l'animo umano era preda di molte superstizioni e la lotta contro le lusinghe del maligno vista come una vera e propria tenzone all'ultimo sangue. Ecco il motivo dominante della poetica di questo incredibile artista nato in una famiglia di pittori, che inaugura, con uno stile limpido, quasi calligrafico, una rivisitazione personalissima di tutto il sapere Gotico-Internazionale di gusto prettamente nordico'' spiega Centini.
Possiamo capire come questo magico autore, fosse il preferito dall'oscuro Filippo II di Spagna. Il triste imperatore possedeva i più incredibili capolavori di Bosch. Bisogna andare al Prado per vederli.

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