
Cinque anni dalla Brexit si fanno i conti
Made in Brexit: Bye Bye Europe
di Margherita Vitagliano - Chi avrebbe mai immaginato che mi sarei trovata un giorno fuori dall'Europa pur vivendo nel paese che tutti abbiamo sempre pensato solidamente europeo? Votai 5 anni dopo il mio arrivo in questo paese.
Ma ora sono 5 anni da allora, che fa dieci. Ma che è successo in questi ultimi 5 anni?
Ricordo quel 31 gennaio di cinque anni fa, erano le 23.00 ora di Londra - mezzanotte a Bruxelles, sede dell'Ue - e il Regno Unito lasciava ufficialmente dopo quasi cinque decenni di appartenenza quel territorio dove la libera circolazione e il libero scambio tra Gran Bretagna e i 27 Paesi europei era quasi un totem.
Quella notte sembravano esserci due popoli: una davanti al Parlamento del Regno Unito con le bandiere dell'Union Jack, l'altro - piuttosto arrabbiato - con gli striscioni dell'Unione europea. Pensai alla Regina Elisabetta: che starà pensando?
Ma ora che dire? A cinque anni di distanza, le persone e le aziende sono ancora alle prese con i contraccolpi economici, sociali e culturali della Brexit. Pensate: c'è chi per continuare a commerciare con l'Ue, ha dovuto creare una base in Irlanda, attraverso la quale tutti gli ordini destinati ai Paesi dell'Unione devono passare prima di essere spediti. Stando a quanto leggo, le aziende di questo tipo affermano che ne è valsa la pena, ma altre piccole imprese hanno smesso di commerciare con l'Ue o hanno spostato la produzione fuori dal Regno Unito.
Arrivando qui, ormai 10 anni fa, mi sono accorta molto presto che la civiltà che noi accreditiamo dallo stivale agli inglesi, è un totem che abita nella nostra testa. Se dovessi riassumere in una foto lo sguardo che gli italiani ricevono spesso dall'inglese medio, non ho dubbio alcuno a dirvi che quello sguardo sta in questa foto:
Il rapporto che gli inglesi hanno con gli stranieri non è nemmeno degno di questa parola. Io la chiamerei convivenza, bene o male pacifica. Se non forzata. Cosa ho imparato? Ho imparato a sopravvivere. Per il resto sono restata me stessa e pur amando la pasta sono felice di non aver imparato a mangiare gli spaghetti con il sugo in scatola. Me lo faccio: ragù all'italiana.
Gli stranieri sono accettati anche perchè "lavorano". Noi abbiamo bisogno di lavorare e loro hanno bisogno di noi. Sarebbe una nazione molto fragile senza di noi (pensieri che a volte sento fare anche in Italia a riguardo degli immigrati).
Allora mi ero chiesta: Margherita, vuoi restare o tornare? Sinceramente ritornerei a nuoto, o anche camminando, se in Italia almeno ci fosse una minima speranza di un futuro migliore. Non mi pare che ci sia.
Aspetti positivi dell'Inghilterra? La libertà di fare quello che ti pare: puoi andare a fare la spesa in pigiama e con i bigodini senza che nessuno importi o si giri a guardarti credendoti una pazza. Non so però se questo possa coincidere con l'idea di un paese progredito. Tuttavia di libertà ce n'è tanta: libertà di cantare, ballare, amare, essere te stessa senza essere giudicata cosa che magari al mio paesello almeno un commento l'avrebbe prodotto!
Aspetti negativi? Tanti. Tanta falsità nei rapporti e poi trovi sempre qualcuno pronto a cercare di fregarti per farti sentire ignorante. E allora mi chiedo è stato utile partire? Sì voglio crederlo che lo è stato, lo spero e ci voglio credere, perchè non è stato affatto facile per i miei figli. Le loro lacrime, le loro fatiche sono sempre davanti a me.
E poi c'è l'umorismo che stempera tutto: fu il padre di Boris a dire che voleva andarsene? E in Francia per di più. Che affronto. Che ridere !
http://www.
Autore: Margherita Vitagliano
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