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La saga di Casa Savoia

Una storia millenaria nel libro di Antonio Parisi (Edizioni Diarkos)

(Corona Perer - 10 luglio 2024) - E' in libreria  ''La saga di Casa Savoia''  ultima fatica di Antonio Parisi per Diarkos Editore. Una storia millenaria di una delle più grandi dinastie d'Europa.

Il libro offre ciò che promette in sottotitolo: storie e retroscena di politica, guerre, intrighi e passioni. Le sorprese in questo libro non mancano. Sono diverse ed alcune gustose come gli immancabili tanti scandaletti della Real Casa e le leggende, una delle quali vorebbe che Vittorio Emanuele fosse in realtà il figlio di un macellaio che avrebbe acconsentito a sostituire il vero erede morto in un fortuito incendio. C'è poi la questione dei gioielli della Corona (ancora oggi custoditi in un caveau e oggetto di una querelle con gli eredi) e poi i misteri della Casata, inclusa la profezia di Padre Pio che vaticinò il ritorno della Monarchia, ancora non avvenuto.

Altre sorprese aprono ad inquietanti interrogativi e ci rimandano allo status di Repubblica che l'Italia ''conquista'' con il referendum del 2 giugno 1946.  Ebbene, secondo Parisi, in realtà si tratterebbe di un vero e proprio golpe, ad essere buoni di ''un colpo di mano'' che porta la firma di Alcide De Gasperi.

L'autore lo spiega con numerosi e attenti dettagli storici. I fatti: anzitutto va ricordato che fu re Umberto a decretare nel 1944, a pochi giorni dalla sua nomina a Luogotenente del Re, che alla fine della guerra sarebbe stata eletta un Assemblea costituente con il compito di dare una nuova costituzione al posto dello Statuto Albertino in vigore dal 1848, mentre la forma istituzionale dello stato Italiano sarebbe stata scelta dal popolo con un referendum che avrebbe deciso tra Monarchia e Repubblica.

Divenuto re, tenne fede e stabilì che il 2 giugno 1946 si sarebbe tenuto il referendum per le elezioni dei membri della costituente, ambedue le consultazioni si sarebbero svolte a suffragio universale diretto, ammettendo per la prima volta al voto anche le donne.

''Da quel momento in poi partì una campagna di legittimazione e anche di aggressione verso casa Savoia con l'intento di distruggerne l'immagine'' scrive Parisi. ''Uomini politici di primo piano si esprimevano e minacciavano che ci sarebbe stato il caos se non si fosse optato per la Repubblica. Pietro Nenni, Sandro Pertini, Giuseppe Romita  erano apertamente schierati per la Repubblica altri in maniera più ambigua sì barcamenavano tra questi c'era Alcide De Gasperi''.

Finchè arrivò il fatidico 2 giugno. ''Romita, ministro dell'Interno, aveva organizzato un corpo accessorio di polizia ausiliaria, gli uomini scelti erano perfettamente repubblicani. Nella notte tra il 12 e 13 giugno 46 senza attendere il responso definitivo della suprema corte di Cassazione, che doveva riunirsi il 18 giugno, De Gasperi fu proclamato dal Consiglio dei ministri 'capo provvisorio dello stato' costringendo il re a partire per volontario esilio il 13 giugno stesso dell'aeroporto di Ciampino''.

Quel che successe dopo è storia: il Re prima di partire lancia un proclama al popolo in cui denuncia questo sopruso. Non abdica, se ne va. Ma come andarono veramente le cose? Vinse davvero la Repubblica o ci furono brogli?

Parisi desta il sospetto segnalando che il ministro Romita tenne segreti i risultati di 34.112 sezioni almeno fino alla notte del 4 giugno. ''E' del 4 giugno una lettera autografa scritta al Ministro della Real Casa in cui De Gasperi affermava che riteneva la monarchia vincitrice del referendum''.

Cosa avvenne in quelle ore per ribaltare un risultato ritenuto definitivo. Parisi ricorda che Nenni, nel 1960, ricordò che sin dal 4 giugno i risultati erano noti: ed il 4 giugno non era la Repubblica ad essere vincitrice bensì la Monarchia. E quindi? ''Pare che Romita con un paio di calcolatrici e con l'ausilio dei due impiegati abbia fatto il ricalcolo dei voti. Naturalmente ci furono contestazioni che potevano però essere verificate solo attraverso un esame delle schede stesse, ma nel libro di Parisi si svela che sparirono subito dalla circolazione salvo essere ritrovate in parte alla fine della prima Repubblica (siamo cioè negli anni '90!) nei depositi romani di un'impresa di stampatori.

''Fatto sta che il 10 giugno nella sala della lupa a Montecitorio, la Corte di Cassazione che doveva comunicare i risultati e proclamare la Repubblica riuscì solo a enunciare i dati senza l’effettiva proclamazione: 12 milioni e 718 mila e 641 voti per la Repubblica e 10 milioni di 718.502 per la Monarchia e deliberò che stante i numerosi ricorsi la seduta era aggiornata al 18 giugno''.

Perchè quindi parlare di un golpe? Perchè senza attendere la decisione definitiva della corte di Cassazione, nella notte tra il 12 e 13 giugno, il re fu esautorato e il Consiglio dei Ministri  trasferiva tutti i poteri ad Alcide De Gasperi capo provvisorio dello stato. ''Il re venne posto dinanzi a un bivio: fare arrestare De Gasperi i suoi complici, scatenando una possibile guerra civile, oppure partire per volontario esilio''. E stranamente poche ore prima dell'avvenuto golpe Papa Pio XII aveva consigliato il re di... partire per l'esilio. Il Vaticano era dunque informato.

In Europa la cosa non passò inosservata. Persino il Times commentò ''...il governo italiano si è cacciato con le sue mani in una situazione imbarazzante. Esso deve essere biasimato per la affrettata proclamazione''.

Dunque, conclude Parisi, ''la Repubblica Italiana manca della legittimità di origine, ha come madre un golpe - quello di de Gasperi - e forse come ostetriche le calcolatrici di Romita e che di colpe si trattò e in qualche modo testimoniato dalla stessa Gazzetta ufficiale infatti nel decreto con cui si passavano i poteri ad Enrico de Nicola si affermava che de Gasperi li deteneva del 18 giugno 46 dal giorno cioè in cui la Cassazione si riunì per la seconda volta e non dal 13 giugno e  al 18 giugno. Dunque fu la stessa Gazzetta Ufficiale dello stato Italiano ad ammettere che De Gasperi li tenne illegittimamente. Una fretta che indusse la decisione di Re Umberto di partire senza abdicare.

Due anni dopo, il 10 settembre del '48 il Pretore di Roma riconobbe che Umberto era re a tutti gli effetti perché non regolarmente deposto, non esautorato in virtù di eventi bellici o perché avesse abdicato. La sentenza non fu mai impugnata: la costituzione repubblicana, entrata in vigore il primo gennaio del '48, era stata lapidaria: la forma repubblicana non può essere oggetto di riforma costituzionale.

Certo è che il ''re'' ebbe sempre la stima anche di coloro che potrebbero sembrare appartenere ai suoi più naturali e acerrimi nemici. Un esempio? Palmiro Togliatti che nel 1954 quando la monarchia è già caduta da 8 anni, già leader del Partito Comunista Italiano, scrivendo su carta intestata della Camera dei Deputati, si riferisce a Re Umberto chiamandolo " Sua Maestà" con lettere maiuscole. Emerge chiaramente dal libro che ci fu sempre un attento e rispettoso rapporto di Togliatti verso la corona.

Ci sono poi le amenità: dai menù della casa con ricette che sopravvivono ancora oggi, all'incredibile polizza sulla vita di Umberto I, i cui proventi furono lasciati a Londra sia durante la prima guerra mondiale che durante la seconda guerra mondiale, che De Gasperi cercò di pignorare a Londra, vedendo però la sua azione respinta da parte dei giudici inglesi.
I pettegolezzi sulle performances amorose di Carlo Alberto e del figlio Vittorio Emanuele II. Persino la regina Vittoria era stata sensibile a Vittorio Emanuele e quando il Re d'Italia morì, la regina d'Inghilterra nel suo diario annotò il suo sincero dolore. Mentre Maria Jose pare abbia avuto un flirt con Benito Mussolini.

I membri di casa Savoia sono stati comunque tra i protagonisti della storia europea. Ancor prima di indossare la corona d’Italia, hanno avuto un cammino lungo e tortuoso per arrivare a sedersi sul trono. Naturale quindi che come sempre accade nelle più grandi dinastie segreti, ambiguità e intrighi possano celarsi dietro le quinte.

Ai Savoia dobbiamo la tutela della Sacra Sindone, il reperto più importante della cristianità. Quanto alla guerra dinastica tra i discendenti di Umberto II e il ramo degli Aosta, ognuno dei quali rivendica per sé il ruolo di capo della dinastia, la querelle continua. Senza contare che entrano nel merito anche alcune profezie. La prima risale addirittura al 1454. La fine della dinastia  sembra essere stata vista con secoli di anticipo e con una precisione inquietante.

Antonio Parisi da buon monarchico non cesserà di informarci. Il giornalista, nato a Ginosa nel 1960, è esperto di storia delle grandi dinastie, ne scrive con grande maestria. Autore di  numerosi libri d’inchiesta ha diretto l’emittente nazionale Rete Mia e il quotidiano «Il Meridiano». Già segretario nazionale del Fronte monarchico giovanile ha collaborato in questa veste con Umberto II e Falcone Lucifero.

Con Diarkos ha pubblicato ''Gli Agnelli. Tragedie e misteri della famiglia che ha dominato il Novecento italiano'' (ne abbiamo scritto > qui)


Corona Perer
10 luglio 2024

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