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Arquà Petrarca, il secondo borgo piu bello d'Italia

Il poeta la scelse come ritiro: e qui riposa

Ospitò il Petrarca, ne accolse le spoglie mortali e poi ne importò il nome. Arquà Petrarca ha però origini più antiche e chiaramente medievali. Qui correva secondo gli storici una linea difensiva che collegava la Rocca di Monselice, centro della locale giurisdizione politico amministrativa longobarda, con Valle S. Giorgio, Cinto Euganeo e la fascia pianeggiante verso Vicenza. C'era acqua e così si difendeva dai Longobardi che notoriamente la temevano.

Un documento del 985 si attesta, ad Arquà, la presenza di un castello abitato da Rodolfo Normanno attorno al quale si sviluppa l’originale nucleo medievale con gli edifici per il culto: uno votato a Santa Maria e ricordato con l’importante titolo di "pieve" nel 1026, l’altro della SS.Trinità e menzionato nel 1181. Nel 1200 divenne feudo dei Marchesi d’Este, per poi entrare nell’orbita politica di Padova.

Sotto la dominazione della Serenissima, Arquà mantenne intatta l’ampia giurisdizione vicariale che comprendeva molti centri dell’area euganea come Galzignano, Montegrotto, Abano sino a Valbona.

In questo periodo la fama e la moda petrarchesche spinsero diverse famiglie aristocratiche padovane e veneziane (i Contarini, i Pisani, gli Zabarella) a costruire delle dimore e il borgo acquisì l’assetto urbanistico che tutt’ora conserva. Nel 1866, dopo l’annessione del Veneto all’Italia, divenne Comune e nel 1868 poté aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca in memoria del Poeta.

Francesco Petrarca conobbe Arquà, nel 1364 mentre soggiornava ad Abano, per cure termali (già note al tempo) prescritte per la scabbia che lo tormentava. Pochi anni dopo, nel 1369 ottenne delle terre ad Arquà, dove decise di stabilirsi per trascorrere gli ultimi anni della sua vita, che si concluse nel 1374.

La casa del duecento gli fu donata dal Signore di Padova Francesco il Vecchio da Carrara nel 1369 e fu il poeta a curare i lavori di restauro. Composta di due corpi su due livelli fu modificata dal Poeta che aprì sulla facciata alcune finestre e ne fece un unico alloggio con due unità abitative, riservando come abitazione per sé e per la propria famiglia il piano sopraelevato dell’edificio (versante di sinistra), mentre riservò alla servitù ed ai servizi l’edificio di destra, sito in alto, dove si trovava anche l’ingresso principale.

Nel cinquecento ne divenne proprietario il nobile padovano Pietro Paolo Valdezocco. L’ultimo proprietario, il cardinale Pietro Silvestri, la donò al Comune di Padova nel 1875. Attualmente sono ancora conservati, lo studiolo in cui morì il poeta, con sedia e libreria (pare) originarie. In una nicchia è custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta.

E non mancano gli eventi destinati a promuovere la destinazione. Un'occasione per visitarla? Ad inizio ottobre quado l'antico borgo viene invaso da bancarelle di prodotti tipici per la sagra della Guggiola, un frutto tipico e prelibato, ma anche durante tutto l'anno magari approfittando di una vacanza a tutta salute ad Abano Terme.


Autore: Corona Perer

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