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Pandemia e Guerra: incalcolabili i danni al turismo

Il settore valeva il 13% del Pil nazionale

Dati fortemente negativi, ma c'era da aspettarselo: -50% sul turismo italiano e consistenti flessioni anche sul numero degli addetti. Mancano all'appello 100 miliardi di ricavi nel 2020: si sono perse 65 milioni di presenze soltanto nel periodo giugno-agosto. Nel 2021 non è andato meglio. Nel 2022 è persino arrivata la guerra con la (folle e assurda) caccia al russo che era uno dei nostri migliori clienti.

Il settore che valeva il 13% del Pil nazionale, è in ginocchio, stando ai dati di Confturismo Confcommercio e da Assoturismo. La sola città di Firenze ha perso 58 milioni di tassa di soggiorno non entrati nelle casse comunali.

''Occorre puntare sugli itinerari culturali europei'', era stato detto al Meet Tourism Lucca, il meeting internazionale svoltosi online e nato sotto l’Alto Patronato del Parlamento Europeo.

La ripartenza ci sarebbe stata concentrandosi su quei luoghi che mettono al centro persone, bellezza, cultura, innovazione, dialogo interculturale e interreligioso democrazia e diritti umani, sono l'emblema di un turismo sostenibile e di qualità. Le previsioni del 2021 erano centrate su una domanda legata al turismo della salute, inteso come stato di benessere psicofisico. Il turismo come viaggio di scoperta, diventa anche viaggio interiore alla scoperta di sé e quindi si unisce al tema del “ben-essere” fisico, culturale, spirituale, enogastronomico.

Ma la crescita del turismo chiede accoglienza di qualità: apertura, disponibilità, sorriso.

E le campagne di odio di questi ultimi due anni (prima verso i no vax e poi verso tutto il mondo russo), rischiano di aver portato il nostro sistema verso un punto di non ritorno. Speriamo vivamente di sbagliarci. Ma i primi risultati di questi due anni stanno in un drammatico numero: 55%.

Il Centro Studi Sogeea ha analizzato il numero di alberghi in Italia andati all’asta e ha evidenziato come il Lazio, con Roma epicentro di questo fenomeno, sia la terza regione con più strutture in procedura fallimentare dopo Sardegna, Sicilia e Toscana. Il 55% dei complessi turistico ricettivi finiti all’asta ha un prezzo inferiore al milione di euro. Prezzi stracciati insomma.

La guerra e la crisi fanno fuggire i turisti aprendo la strada a fallimenti a tappeto e a città turistiche deserte.

 

 

> Il grido d'allarme dei Ristorazione

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