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Ospitalia, l'anima dei territori

Dall'Alberghiero di Levico proposte per un modo nuovo di fare turismo

Costruire un territorio ospitale  basato su economie sostenibili per individuare un turismo possibile, esperienziale e fondato sulla conoscenza.  Come? riscoprendo o lavorando sull'Anima del Territorio. Serve però formazione all’ospitalità. La scuola è decisiva perchè educa ad una forma di responsabilità: tutto va lasciato a chi verrà dopo. Ma anche le imprese devono aver cura del territorio. Oltre ad essere economiche devono avere consapevolezza che sono rappresentano e dicono la cultura del luogo. Attraverso i prodotti degli artigiani, frutto del loro sapere, sono narrazioni del “fare” di una comunità.

In Valsugana tutto questo è stato possibile grazie alla forte sinergia sviluppata tra l'Apt Valsugana Lagorai, e Ospitalia, laboratorio di elaborazione e discussione delle pratiche che a livello nazionale e locale si possono mettere in atto. Perché l'Anima dei Territori va spesso riscoperta o solo riattivata. In ogni caso è un cammino che consegna ad ogni località un posto sicuro nel mercato del turismo.

Federico Samaden, all'epoca dirigente scolastico dell'Istituto Alberghiero di Levico ha steso il manifesto del territorio accogliente, che declina l'ospitalità come un bene comune, cioè un patrimonio collettivo. Anzitutto va detto che tutti possono essere ospitali, a prescindere dal ceto sociale. Tutti, dunque, concorrono a produrre un territorio ospitale.

Il segnale più evidente? “Il sorriso. E' questo lo specchio dell’ospitalità che è un sentimento verso l’altro, è volere il suo bene – spiega Samaden - “Ospitalità è un grande costume civile, uno stile che unisce gli uomini. Uno scambio di emozioni, un’esperienza di uguaglianza. L’ospitalità è dunque un grande costume civile, da costruire e diffondere” aggiunge.

foto C.Perer

E se si tratta di un bene corale (in quanto sgorga dalla comunità) riguarda imprese, scuola, formazione, cittadini e istituzioni. E' dunque un modo di essere di tutti che va difeso, un vivere “diverso” che si trasforma in valore.

“Ospitalità è amare ed essere orgogliosi del proprio territorio. E' sostanza attraverso la forma” afferma Samaden che nel 2010, apre la sede staccata dell'Alberghiero di Levico a Roncegno, ha creato un ristorante didattico: “Sensi” la prima esperienza di formazione in assetto lavorativo (> leggi la nostra recensione)

“Per noi è stato il luogo per testare un modello di ospitalità che mette al centro la cultura sia come fattore educativo sia come sviluppo economico. Occorre stimolare i territori a diventare protagonisti della loro ospitalità e siccome territori sono fatti di individui e di case, l'ospitalità parte dai residenti”.

A Levico tutto questo è stato sperimentato proprio nel ristorante didattico gestito dagli studenti dell'alberghiero, alle prese con clienti veri, del vicino hotel Flora. Nel periodo scolastico (in cui è chiuso) è stata sviluppata un'attività didattica centrata sui temi dell'identità e dello scambio dei saperi con scuole alberghiere di altre regioni invitate a portare i propri menù regionali per sperimentarli nei corsi di alta formazione post-diploma. Da questi laboratori, il 90% dei partecipanti esce con la garanzia di trovare immediata occupazione in hotel con standard di alto livello.

 

“In merito all'Alta Formazione ci siamo anche chiesti se questa era davvero la via giusta – racconta Samaden - ed abbiamo intessuto relazioni anzitutto con la Svizzera per essere certi che il nostro sistema potesse attingere all'esperienza dei migliori formatori di hospitality al mondo: la scuola di Bellinzona e il sistema della Formazione Alberghiera di livello universitario di Losanna che sforna i migliori addetti del settore. Ci hanno testato e riconosciuto il nostro percorso di studi. Quindi un ragazzo che esce dal nostro biennio alberghiero a Levico può proseguire in Svizzera il terzo anno il percorso di alta formazione che dà sbocchi lavorativi immediati e di grande prestigio”.

Ma non potrebbe esserci ospitalità in un territorio che non ha cura o cancella le orme degli uomini. Il territorio è un’eredità, ma è anche l’origine dell'identità. Ospitare nei territori significa quindi aver cura di monumenti e paesaggi, ovvero della storia che c’è dentro le cose. E la Valsugana  è la prima destinazione al mondo che ha ottenuto la certificazione per il turismo sostenibile secondo i criteri del GSTC, organizzazione nata per volere della Nazioni Unite per concretizzare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Developement Goals). Un risultato di straordinaria rilevanza, che ha premiato lo stile di vita e i valori che da sempre contraddistinguono questa valle.

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