foto_Paolo_Riolzi._Archivio_MUSE
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Scienza, Ambiente & Salute

MUSE, la città della scienza

In 10 anni 4 milioni e mezzo di visitatori

Dieci anni di MUSE. Il 2023 è stato un anno da incorniciare per il Muse, l’anno del decennale. In 10 anni hanno varcato le porte del museo più di 4 milioni e mezzo di persone, consacrando il MUSE  tra i primi 15 musei italiani più visitati in assoluto e primo tra i musei scientifici.   Solo nel 2023 il MUSE ha accolto 440.500 visitatrici e visitatori, il 54% proveniente da fuori provincia, tra i quali 52.024 studentesse e studenti in visita autonoma. Tra le scolaresche, moltissime optano per visite guidate, laboratori o attività a tema (nel 2023 si contano circa 90.000 alunne e alunni). Di queste, il 75% provengono da Trentino, Veneto e Lombardia, suddivise in uguale proporzione.    

 

la grande festa del decennale (22 luglio 2023)

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MUSE, la città della Scienza

(Corona Perer)  - E' il museo dei record: era il "vecchio" e storico museo delle scienze, ma nel 2013 è sbocciato a nuova vita grazie alla modernissima sede disegnata da Renzo Piano ed è divenuto in breve tempo una macchina che produce utili per l'intera provincia.

Costituito "museo provinciale" il 14 novembre 1964.Ma il Muse è soprattutto macchina di scienza:  collabora con oltre 80 partner internazionali tra istituti, enti di ricerca e fondazioni, con 142 istituzioni in Italia e all’estero: ben 95 realtà con sede in Trentino, 10 in Alto Adige, 26 nelle restanti regioni italiane e 11 realtà internazionali con sede in Italia.

La qualità dello spazio espositivo, grazie al lavoro di Renzo Piano, emerge. Ma i musei scientifici, in realtà, non sono spazi espositivi, bensì luoghi di ricerca. Mentre il museo artistico storicizza, conserva e "mostra", una realtà come il MUSE esiste sulla base di progetti e questo museo è sempre stato un luogo di riferimento per la società sia austriaca. Tutti i suoi ricercatori hanno l'obbligo di dimostrare la qualità del loro lavoro con pubblicazioni scientifiche, partecipano a convegni internazionali e questa conoscenza di prima mano  permette di fare didattica e formazione. Il Muse gestisce tra l'altro l'area di documentazione geologica che è stata affidata dalla Fondazione Dolomiti Unesco.

Nel 2020  il Muse è entrato con due riconoscimenti prestigiosi conseguiti nel 2019: è stato riconosciuto dall’UNICEF "Museo Amico dei bambini e degli adolescenti" ed è entrato a far parte del “Water Museums Network”, la Rete Globale UNESCO dei Musei dell’Acqua istituzioni museali chiamate a promuovere e supportare nuove visioni e approcci relativi a usi idrici più sostenibili in linea con le attività delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

Dal 1992 ai primi mesi del 2024 è stato diretto da Michele Lanzinger.

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INTERVISTA AL DIRETTORE
(2015)
di Corona Perer

E' certamente un caso di politica museale felice e riuscita. Nei primi due anni di attività aveva già staccato oltre 1 milione di biglietti. Il MUSE disegnato da Renzo Piano, conferma la grande capacità attrattiva del museo e delle sue proposte cultura. Ma è la ricaduta scientifica sulla comunità che va valutata: il MUSE è fra le grandi istituzioni culturali italiane come gli Uffizi a Firenze, Palazzo Pitti e Castel Sant’Angelo.

Direttore, avete una straordinaria dotazione per la ricerca, su cosa investirete?
Da qualche anno la nostra tradizione di ricercatori si è fortemente rafforzata nel campo della biodiversità, dell'idrobiologia, lavoriamo sugli antichi insediamenti umani così come ci occupiamo di geologia e stratigrafia, lavoriamo in botanica. C'è un progetto molto importante, il Nastec, che proseguirà. Vogliamo creare una banca dei semi selezionati e delle specie erbacee con le tecniche di riproduzione per salvaguardare le specie tipiche e caratteristiche in ambito alpino ai fini della qualificazione ed il ripristino ambientale. Poi molto importante per noi approfondire gli studi sui cambiamenti climatici, lo stiamo facendo ormai da molto tempo.

Il tutto con personale interno?
Certamente. Tra l'altro i nostri ricercatori hanno l'obbligo di dimostrare la qualità del loro lavoro con pubblicazioni scientifiche, partecipano a convegni internazionali e questa conoscenza di prima mano ci permette di fare didattica e formazione. I ricercatori sono i consulenti dei nostri educatori e delle guide cioè di coloro che poi "comunicano" la scienza al visitatore. Senza ricerca scientifica questo museo perderebbe senso perciò con i fondi stanziati che peraltro confermano la dotazione finanziaria  che ci è sempre stata riconosciuta, proseguiremo nel lavoro. Il Muse gestisce tra l'altro l'area di documentazione geologica che ci è stata affidata dalla Fondazione Dolomiti Unesco.

E come costi cosa significa oggi il MUSE rispetto alla sua prima vita di Museo Tridentino di Scienze Naturali?
Guardi, posso dirle in assoluta tranquillità che non c'è uno scarto rilevante tra quello che costavamo prima e adesso. In proporzione costiamo quello che abbiamo dichiarato di costare nel 2003. Certo, il differenziale è dato dal maggior numero di personale distribuito nelle sale, ma il territorio in termini complessivi ne ricava molto di più e posso dire che ci ha solo guadagnato: in crescita occupazionale, entrate da ticket, indotto economico. Se poi si considera che Muse significa un network di 9 musei disseminati sul territorio, si capisce la mole gestionale in capo a questo museo.

Immagino lei sia contento di vedere le code e le attese per un parcheggio...
A dire il vero a volte mi sento più che altro imbarazzato. Certo fa piacere che il museo sia percepito dai turisti come il complemento alla propria vacanza, mi piace che sia vissuto come esperienza divertente dalle famiglie, oppure occasione di studio da parte delle molte scolaresche. Spiace tuttavia delle lunghe ore di coda.  Mi piace che persino gli anziani vengano a visitarci perché vuol dire che si è sviluppata una significativa attrattiva inter-generazionale, ma allo stesso tempo ci riteniamo un museo per i trentini, un museo “civico”, nel quale la comunità si riflette. Vogliamo quindi continuare ad essere anche un centro culturale di interesse locale ,vengono da qui le recenti scelte di realizzare mostre che attingono dalla creatività e dalla vivacità culturale del Trentino.

Direttore, a suo avviso c'è ancora qualcosa che non è stato detto di questo museo celebrato dai media e premiato dal pubblico?
Sì, spesso si sosta soprattutto sulla qualità dello spazio espositivo, che nel nostro caso appare ovviamente prevalente all'occhio esterno grazie al lavoro di Renzo Piano. Ma i musei scientifici, in realtà, non sono solo spazi espositivi, sono anche importanti luoghi di ricerca. Mentre il museo artistico storicizza, conserva e "mostra", musei come il nostro si basano  soprattutto sui progetti e sulla capacità di ricerca che sanno esprimere. Questo museo è sempre stato un luogo di riferimento per la società sia austriaca, prima della Grande Guerra,  sia successivamente italiana, per individuare strumenti utili anche alla gestione naturalistica del territorio. Lo ha poi potuto fare ancora meglio con l'Autonomia, accrescendo la sua dotazione di ricercatori, interpretando la necessità di dotarsi di strumenti di conoscenza e ricerca per la tutela e la protezione del suo territorio.

(C.Perer)
giugno 2015

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